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Editoriale: Lazio-Inter, una sconfitta dello sport, capitolini non nuovi a queste “imprese”…

ROMA – Da profondo amante di questo meraviglioso sport, ieri sera sono rimasto basito, esterrefatto. Il posticipo tra Lazio ed Inter è stato un insulto a tutti quei valori di lealtà e sportività che hanno fatto innamorare milioni di persone al calcio. Il mio non vuol’essere un attacco all’Inter, ci mancherebbe. I nerazzurri non hanno rubato nulla, sono scesi in campo, hanno fatto la loro partita ed hanno meritato la vittoria. Il problema è stato l’atteggiamento della Lazio e dei suoi tifosi. Una squadra svogliata, pigra, senza mordente; una tifoseria oltre i limiti della decenza, con striscioni e cori intimidatori verso l’impegno dei “propri giocatori”. I fischi e gli insulti a Muslera, autore di una grande partita, devono farci riflettere, ma forse nemmeno troppo. La Lazio non è nuova a “queste imprese”, già nel 2002 ci provarono. Uno stadio intero premeva per far vincere l’Inter e scongiurare un possibile tricolore alla Juventus o peggio ancora agli odiati romanisti. Ma in quella squadra c’erano campioni veri: Poborsky, Simeone, Peruzzi, uomini che non si sono fatti condizionare dai fischi, dalle minacce e dagli insulti. Ma l’ambiente Lazio non è cambiato, il solo Lotito ha provato vergogna e non ha commentato la partita, e dall’atteggiamento del presidente (da sempre odiato da tutti a Roma) si capiscono molte cose. Vedere non solo la curva nord, ma l’intero stadio inneggiare alla vittoria nerazzurra, è stato un colpo duro, severo. Giustificare questo atteggiamento come una risposta ai gesti di Totti dopo il derby credo sia ingiusto, perchè bisogna essere in grado di dare lezioni di sportività e civiltà, in ogni occasione, anche e soprattutto dopo aver subito “un torto”. Il calcio è uno sport bellissimo, forse il più bello del mondo; il tifo ne è una parte integrante, portante direi, ma non ci si può far condizionare e ricattare dai tifosi. In questo il calcio è ancora molto indietro, ma con impegno e dedizione tutto può cambiare. Il vero dubbio è capire se c’è o meno questa volontà.

Daniele Berrone – www.calciomercatonews.com

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