MILANO – Il potere di M. (che sta per Luciano Moggi) da contrastare. E un progetto per risanare e rifondare il calcio su nuove basi, con un’Inter che diventi il club trainante di altre società che non aspettano altro. Sono questi gli auspici e gli obiettivi di Giacinto Facchetti, come emergono da una serie di appunti manoscritti dell’ex dirigente dell’Inter, scomparso nel 2006, consegnati nei giorni scorsi dal figlio Gianfelice ai pm del processo Calciopoli, Giuseppe Narducci e Stefano Capuano. Nel memoriale, databile tra il 2003 e gli inizi del 2004, Facchetti scrive: «L’Inter deve avviare una serie di azioni atte a potenziare la credibilità di questo Club nei confronti di Juve e Milan, sempre più potenti e aggressivi e che condizionano in maniera determinante ‘l’azienda calciò italiano». Per l’ex campione nerazzurro, «l’Inter deve essere il Club trainante di un nuovo sistema basato non sull’arroganza, non sulla prepotenza, ma sul corporativismo inteso come momento aggregante atto a perseguire obiettivi comuni, utilizzando politiche aziendali da condizionare il calcio in modo diverso da come viene fatto ora». «Basta con l’egemonia di Juve-Milan – aggiunge -. Basta con i soprusi. Basta con la beatificazione di personaggi che nulla hanno a che fare con la Chiesa (Moggi-Giraudo-Galliani-Carraro). Numerosi Club sono pronti per partire ma aspettano che l’Inter faccia da club trainante. Per fare tutto questo è necessario essere bene organizzati e tutti all’interno della società, dal Presidente al fattorino, devono avere lo stesso obiettivo». In un passaggio successivo Facchetti apre un piccolo paragrafo intitolato: «Doti di un Presidente: Obiettività: capacità di valutare senza farsi influenzare dai pregiudizi, Coraggio: per prendere decisioni difficili e assumersi le responsabilità; Giustizia: per scegliere chi è veramente capace e onesto-sincero; Umiltà: capacità di adattarsi agli altri e correggere i propri errori; Forza d’animo: per essere sereno e lucido anche nei momenti difficili». In un’altra pagina del memoriale, redatto in particolare sulla base delle rivelazioni che gli aveva fatto l’ex arbitro Danilo Lucini, Facchetti si sofferma con annotazioni sparse su alcuni aspetti sul presunto sistema illecito e sul ruolo di Moggi, che tempo dopo diventeranno elementi centrali dell’ inchiesta su Calciopoli. Alcuni riferimenti all’ex dg della Juventus sono riportati con la sola iniziale del cognome, M. «Come ha incontrato M. – Come fornivano i cellulari/schede Omnitel e Tim/leggere dichiarazioni sull’arbitro dopo Avellino-Messina…./Fabiani lavorava con De Santis al ministero Grazia e Giustizia poi è andato a fare il ds a Trieste fino ad un certo momento in cui ha poi deciso (si fa per dire) di andare a Messina/arbitri sicuri di essere nel giro di M. all’interno della Can. Racalbuto/ Pellegrino/ Cassarà/ Gabriele/ Bertini/ Trefoloni/ Palanca (va precisato che Pellegrino e Trefoloni non sono stati mai coinvolti in inchieste, mentre Cassarà, Gabriele e Palanca furono assolti dal gup, ndr) – I rigori o certe decisioni arbitrali venivano e vengono commentate diversamente a Coverciano a seconda a chi ha fatto l’errore e a favore di chi – Gli arbitri che hanno sbagliato a favore della Juve non venivano sospesi (o quasi) chi sbagliava contro la Juve, per un pò non la arbitrava più (Collina-Messina) – Nell’anno dello scudetto perso dall’Inter a Roma, per molte partite la Juve ha avuto arbitri giovani, senza esperienza e con il timore di sbagliare contro la Juve – Episodio raccontato da N. su De Santis e Racalbuto quello che vuole ancora la deroga deve smetterla di fare quello che vuole….».
fonte: leggo.it
La Redazione di Calciomercatonews.com
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