MILANO – Un attimo dopo l’espulsione di Thiago Motta, Guardiola richiama a bordo campo Ibrahimovic per dargli dei consigli. A sorpresa, zompa alle spalle dei due Mourinho, che con un ghigno diabolico sussurra al collega: «Neppure così riuscirai a diventare campione». Capite? Invece di patire la mazzata che avrebbe stroncato un toro (in dieci per un’ora nell’inferno del Camp Nou contro i campioni del mondo), Mou va a farsi una risatina nell’area tecnica del Barça, già sicuro che passerà il turno. Ibra invece ha uno sguardo terreo, osserva stordito il suo ex allenatore, intuendo l’incubo che lo attende: verrà eliminato dalla squadra che ha abbandonato a luglio per provare a vincere finalmente la Champions League. L’Ibra interista allargava spesso le braccia e dondolava il capo, quando un compagno sbagliava. Si sentiva il secchione in una classe di poverini che proprio non ce la fanno. «Dobbiamo giocare molto meglio – ripeteva -. In campionato può bastare, in Champions no». Da qui i mal di pancia e le suppliche a Moratti per andarsene. Arrivato a Barcellona, dopo aver baciato quattro volte la maglia, s’illuminò: «Sono felice come un bambino. Qui è pieno di campioni». Qui, non ad Appiano. Eccolo finalmente in una classe alla sua altezza. Ma il secchione mercoledì è finito dietro la lavagna, con il cappello d’asino. Per tutti, è stato il peggiore in campo. In Spagna lo chiamano Ibracadaver, il fantasma che vaga lontano dal gol e incatena pure Messi, perché nelle undici ultime partite insieme, la Pulce non l’ha mai messa dentro. Nel club catalano si ragiona già su come sbolognarlo. Mica facile, visto che Ibra è costato 65 milioni e ne intasca una decina. Il sondaggio del Mundo Deportivo di ieri non lascia ombre: per il 90% lo scambio Ibra-Eto’o è stato un errore. Gli interisti, che un tempo piansero Boninsegna barattato con Anastasi, oggi gongolano. Non solo Eto’o segna in Champions (Londra) gol decisivi che Ibra non segnava mai. L’africano, se serve come al Camp Nou, si trasforma nel più diligente terzino del mondo, come Sua Maestà Ibra non farebbe mai. Mercoledì, al termine dell’epico match, Eto’o mulinava euforico una maglia zeppa di sudore. Il giorno della presentazione aveva spiegato: «Io la maglia la onoro con le vittorie, non con i baci». Eto’o ha vinto e sarà in finale a Madrid. Ibracadaver seguirà alla tv, col mal di pancia.
Fonte: Gazzetta dello Sport
La redazione di www.calciomercatonews.com
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