MILANO – L’Inter di Mourinho ha vinto giocando all’italiana, ma in dieci contro il Barca sicuro di poter rimontare non poteva fare altro. Parola di Tarcisio Burgnich, colonna dello squadrone nerazzurro che nel 1972 giocò l’ultima finale di Coppa Campioni persa 2-0 contro l’Ajax, che ammette di aver vissuto la semifinale di Champions con «un pò di tensione. È stata difficile, però credo che l’Inter abbia meritato per la volont… che hanno messo – ha detto ai microfoni di Sky -, i ragazzi hanno seguito le direttive del tecnico e quindi complimenti a tutti. È un grande gruppo e solo con un gruppo compatto si riescono ad ottenere questi risultati». Mourinho come Herrera: lo ha detto Moratti dopo il passaggio in finale e anche l’ex difensore nerazzurro vede delle analogie. «Le grandi capacità di creare il gruppo – dice Burgnich facendo il parallelo tra i due -. Noi, allora, siamo stati ai vertici per 5-6 anni perch‚ c’era il gruppo compatto. Si vince solamente se tutta la squadra lavora per un obiettivo. La squadra più forte non è che vince sempre, vince la squadra che in quel momento ha creato il gruppo, ha volont… e decisione». Quanto al gioco visto al Camp Nou, si può parlare di ‘catenacciò? «Quando si devono ottenere dei risultati a tutti i costi – spiega -, io credo che qualsiasi gioco sia validissimo, anche questo. Non era una partita da campionato in cui si può recuperare, qui chi non vince va fuori». Un gioco simile a quello della ‘grandè Inter di tanti anni fa: «Noi avevamo 5 attaccanti, però ci si difendeva molto bene. Forse ieri, giocando in 10 e con l’olandese che rientrava dall’infortunio, credo che non abbiano potuto sviluppare quello che avevano sviluppato a San Siro». In finale c’è il Bayern. «Giocando due partite ci si può salvare – avverte Burgnich -, la finale è una partita sola, perciò c’è bisogno che tutti abbiano la concentrazione e l’umiltà che hanno avuto l’altra sera». Lapidario il giudizio su Balotelli: «Anche se non sei un grande giocatore, però ti dai da fare, la gente di applaude. Se sei un grande giocatore, ma batti la fiacca, Milano ti fischia». Mourinho comunque è l’uomo giusto per guidare il giovane attaccante: nell’Inter di Burgnich un ‘Balotellì «Non c’era, a volte criticavano Corso, ma quando stava bene, lui vinceva le partite da solo».
fonte: ansa.it
La Redazione di Calciomercatonews.com