NAPOLI – Duecentotrenta pagine per dire che Antonio Giraudo, Tullio Lanese, Tiziano Pieri e Paolo Dondarini sono stati ritenuti colpevoli nell’ambito della prima tappa giudiziaria nella galassia di Calciopoli. Si è trattato di un viaggio in un pezzo dello scandalo, precisamente 5 partite di serie A del campionato 2004-05, con i loro “contorni”, il loro “prima, durante e dopo”. Per il giudice Eduardo De Gregorio ci sono dei dati certi. In particolare per la posizione di Giraudo “i dati probatori a carico di questo imputato sono dissennati in atti” e “un importante peso probatorio assumono le plurime riunioni avvenute periodicamente con i coimputati Moggi, Bergamo, Pairetto, Lanese e Mazzini, cui Giraudo fu sempre presente contribuendo oltre che alla composizione delle griglie dei sorteggi ad adottare le determinazioni importanti per la vita dell’associazione”. Nelle motivazioni si parla anche di una “responsabilità dell’imputato per tre delitti di frode sportiva”, le partite in cui secondo il testo consegnato oggi ai legali delle parti, l’ex dirigente juventino offrì la sua “determinante partecipazione all’attività fraudolenta”. Dunque “l’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva” esisteva, come “le interferenze tra terreni di gioco e centri di potere che cambiavano le carte in tavola”. In pratica, secondo il giudice, Giraudo e gli altri tre condannati (fra quelli che hanno scelto il rito abbreviato che dà diritto a uno sconto di un terzo della pena nel caso di condanna) gestivano un sistema di potere perseguendo ciascuno i propri interessi. La sentenza per rito abbreviato è stata la prima conclusione del lungo cammino di Calciopoli nell’ambito della giustizia ordinaria ed inevitabilmente rimbalzerà con i suoi contenuti sul percorso del processo penale ordinario in corso a Napoli. Processo penale che proprio domani vivrà un’altra udienza particolarmente significativa con la testimonianza tra gli altri dell’ispettore Salvagna, l’ “intercettatore” della Procura di Torino che indagò su Calciopoli nel settembre 2004, con un’inchiesta che è in qualche modo madre o sorella di quella di Napoli che ha portato alla richiesta a al successivo rinvio a giudizio di Luciano Moggi e degli altri imputati.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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