MILANO – Carmine Raiola, detto Mino, ha servito l’ennesima pizza avvelenata della sua carriera. E non sarà l’ultima. Il procuratore mezzo uomo e mezzo squalo era proprio quello che ci voleva per gestire il complicatissimo affareBalotelli. Noto per la sua delicatezza, il suo savoir faire, la sua raffinata diplomazia, Carmine Raiola detto Mino ha fatto capire da subito le sue intenzioni. Raiola parla un giorno sì e l’altro pure. Anzi, parla più volte al giorno. Risponde a tutti, radio, televisioni, giornali, semplici curiosi. Nelle sue risposte, che seguono un copione fisso, c’è sempre un finto allineamento alla ragion di Stato e un cappero avvelenato.
Anche venerdì ha detto di non parlare di altre squadre per rispetto all’Inter, salvo puntualizzare che la situazione ormai è persa, che c’è una spirale negativa, che Mourinho non deve educareBalotelli ma solo allenarlo. Poi fa telefonare il giocatore ad una radio napoletana per fargli strizzare l’occhio ad un’altra piazza importante ma ha subito chiarito che a Napoli un calciatore va solo quando ha raggiunto la piena maturità e che quindi non è questo il momento. Poi fa fare aBalotelli un comunicato di scuse che si rivela un autogol (di fatto riattacca Mourinho). Infine, dopo che Balotelli ha lasciato il ritiro per volontà del presidente Moratti, decide “di non rilasciare dichiarazioni su quanto avvenuto e per non turbare la concentrazione della squadra, l’incontro con la dirigenza dell’Inter è rinviato alla prossima settimana dopo la partita con il Barcellona”. Incontinente come un neonato, stamattina si è affrettato a ribadire che “Balotelli non è stato cacciato dal ritiro ma è stata una decisione condivisa con il presidente Moratti”. La gestione familiare di Balotelli aveva evidentemente dei limiti, quella affidata a Carmine Raiola detto Mino ne ha degli altri. Con lui non si discute né si scende a patti. Si deve fare quello che lui ha deciso. E, come Marlon Brando nel Padrino, lui fa proposte “che non si possono rifiutare”.
La rottura definitiva con la tifoseria interista ha sancito la fine dell’avventura nerazzurra di Balotelli; l’essersi affidato a Raiola è stato un segnale chiaro che ha probabilmente esacerbato gli animi in società, nell’allenatore, tra i compagni. Raiola è il procuratore che ha curato il mal di pancia di Ibrahimovic e che, in un’intercettazione telefonica del 2004, parlando con Moggi, dice che Ibra vuole lasciare l’Ajax perché detesta Van der Vaart. I due, spinti da incredibili affinità elettive, concordano di non mandare il calciatore ad allenarsi per creare tensione nella squadra (“Tu e Ibra continuate a fare la guerra, dice Moggi, non mandarlo ad allenarsi”) e costringere l’Ajax alla cessione. Carmine Raiola, detto Mino, conosce 6 lingue e si scusa spesso per il suo italiano imperfetto. Ma per farsi capire non c’è proprio bisogno che apra bocca.
fonte: sportmediaset.it
La Redazione di Calciomercatonews.com
Raiola, il procuratore ‘squalo’
MILANO – Carmine Raiola, detto Mino, ha servito l’ennesima pizza avvelenata della sua carriera. E non sarà l’ultima. Il procuratore mezzo uomo e mezzo squalo era proprio quello che ci voleva per gestire il complicatissimo affareBalotelli. Noto per la sua delicatezza, il suo savoir faire, la sua raffinata diplomazia, Carmine Raiola detto Mino ha fatto capire da subito le sue intenzioni. Raiola parla un giorno sì e l’altro pure. Anzi, parla più volte al giorno. Risponde a tutti, radio, televisioni, giornali, semplici curiosi. Nelle sue risposte, che seguono un copione fisso, c’è sempre un finto allineamento alla ragion di Stato e un cappero avvelenato.
Anche venerdì ha detto di non parlare di altre squadre per rispetto all’Inter, salvo puntualizzare che la situazione ormai è persa, che c’è una spirale negativa, che Mourinho non deve educareBalotelli ma solo allenarlo. Poi fa telefonare il giocatore ad una radio napoletana per fargli strizzare l’occhio ad un’altra piazza importante ma ha subito chiarito che a Napoli un calciatore va solo quando ha raggiunto la piena maturità e che quindi non è questo il momento. Poi fa fare aBalotelli un comunicato di scuse che si rivela un autogol (di fatto riattacca Mourinho). Infine, dopo che Balotelli ha lasciato il ritiro per volontà del presidente Moratti, decide “di non rilasciare dichiarazioni su quanto avvenuto e per non turbare la concentrazione della squadra, l’incontro con la dirigenza dell’Inter è rinviato alla prossima settimana dopo la partita con il Barcellona”. Incontinente come un neonato, stamattina si è affrettato a ribadire che “Balotelli non è stato cacciato dal ritiro ma è stata una decisione condivisa con il presidente Moratti”. La gestione familiare di Balotelli aveva evidentemente dei limiti, quella affidata a Carmine Raiola detto Mino ne ha degli altri. Con lui non si discute né si scende a patti. Si deve fare quello che lui ha deciso. E, come Marlon Brando nel Padrino, lui fa proposte “che non si possono rifiutare”.
La rottura definitiva con la tifoseria interista ha sancito la fine dell’avventura nerazzurra di Balotelli; l’essersi affidato a Raiola è stato un segnale chiaro che ha probabilmente esacerbato gli animi in società, nell’allenatore, tra i compagni. Raiola è il procuratore che ha curato il mal di pancia di Ibrahimovic e che, in un’intercettazione telefonica del 2004, parlando con Moggi, dice che Ibra vuole lasciare l’Ajax perché detesta Van der Vaart. I due, spinti da incredibili affinità elettive, concordano di non mandare il calciatore ad allenarsi per creare tensione nella squadra (“Tu e Ibra continuate a fare la guerra, dice Moggi, non mandarlo ad allenarsi”) e costringere l’Ajax alla cessione. Carmine Raiola, detto Mino, conosce 6 lingue e si scusa spesso per il suo italiano imperfetto. Ma per farsi capire non c’è proprio bisogno che apra bocca.
fonte: sportmediaset.it
La Redazione di Calciomercatonews.comRaiola, il procuratore ‘squalo’
MILANO – Carmine Raiola, detto Mino, ha servito l’ennesima pizza avvelenata della sua carriera. E non sarà l’ultima. Il procuratore mezzo uomo e mezzo squalo era proprio quello che ci voleva per gestire il complicatissimo affareBalotelli. Noto per la sua delicatezza, il suo savoir faire, la sua raffinata diplomazia, Carmine Raiola detto Mino ha fatto capire da subito le sue intenzioni. Raiola parla un giorno sì e l’altro pure. Anzi, parla più volte al giorno. Risponde a tutti, radio, televisioni, giornali, semplici curiosi. Nelle sue risposte, che seguono un copione fisso, c’è sempre un finto allineamento alla ragion di Stato e un cappero avvelenato.
Anche venerdì ha detto di non parlare di altre squadre per rispetto all’Inter, salvo puntualizzare che la situazione ormai è persa, che c’è una spirale negativa, che Mourinho non deve educareBalotelli ma solo allenarlo. Poi fa telefonare il giocatore ad una radio napoletana per fargli strizzare l’occhio ad un’altra piazza importante ma ha subito chiarito che a Napoli un calciatore va solo quando ha raggiunto la piena maturità e che quindi non è questo il momento. Poi fa fare aBalotelli un comunicato di scuse che si rivela un autogol (di fatto riattacca Mourinho). Infine, dopo che Balotelli ha lasciato il ritiro per volontà del presidente Moratti, decide “di non rilasciare dichiarazioni su quanto avvenuto e per non turbare la concentrazione della squadra, l’incontro con la dirigenza dell’Inter è rinviato alla prossima settimana dopo la partita con il Barcellona”. Incontinente come un neonato, stamattina si è affrettato a ribadire che “Balotelli non è stato cacciato dal ritiro ma è stata una decisione condivisa con il presidente Moratti”. La gestione familiare di Balotelli aveva evidentemente dei limiti, quella affidata a Carmine Raiola detto Mino ne ha degli altri. Con lui non si discute né si scende a patti. Si deve fare quello che lui ha deciso. E, come Marlon Brando nel Padrino, lui fa proposte “che non si possono rifiutare”.
La rottura definitiva con la tifoseria interista ha sancito la fine dell’avventura nerazzurra di Balotelli; l’essersi affidato a Raiola è stato un segnale chiaro che ha probabilmente esacerbato gli animi in società, nell’allenatore, tra i compagni. Raiola è il procuratore che ha curato il mal di pancia di Ibrahimovic e che, in un’intercettazione telefonica del 2004, parlando con Moggi, dice che Ibra vuole lasciare l’Ajax perché detesta Van der Vaart. I due, spinti da incredibili affinità elettive, concordano di non mandare il calciatore ad allenarsi per creare tensione nella squadra (“Tu e Ibra continuate a fare la guerra, dice Moggi, non mandarlo ad allenarsi”) e costringere l’Ajax alla cessione. Carmine Raiola, detto Mino, conosce 6 lingue e si scusa spesso per il suo italiano imperfetto. Ma per farsi capire non c’è proprio bisogno che apra bocca.
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