MILANO – Questo è un film «brutto». Lo dice il film stesso, in una schermata, appena ci si siede in sala. E non è un giudizio estetico: «Secondo tempo», metà cinema emetà documentario, si definisce così perché, afferma il regista Fabio Bastianello, «non rispetta le regole della cinematografia. E’ un’opera folle, se non fosse stata così non ce l’avrebbero fatta fare». In effetti, la visione spiazza: girato senza mai fermare le riprese (un unico ciak di 105′), ci immerge in una immaginaria tifoseria ospite «in soggettiva». Vediamo, cioé, quello che vede la telecamera nascosta addosso a un poliziotto infiltrato, durante una trasferta in cui si intrecciano vicende e facce che non ti aspetteresti di vedere insieme (l’ex galeotto, il liceale, la «bona», il tonto, e così via). Invece ilcomundenominatore c’è: i colori di una squadra. Vita ultrà Girato all’Olimpico di Torino, il clima da curva hanno contribuito a crearlo un centinaio di veri ultrà (del Torino), che hanno interagito con circa 40 attori. Tra questi molti comici di professione. La trama scorre a braccetto del vero protagonista: la violenza. Prima goliardica, sussurrata, scherzata, poi una scintilla (uno striscione rubato) e divampa. In un settore ospiti (stranamente) privo di forze di sicurezza, prima è granata contro blu, poi entrambi contro i poliziotti (che nel frattempo arrivano), poi amici contro amici. «Secondo tempo», insomma, non fa sconti: «Il fatto che siano stati con noi dei veri ultrà — prosegue Bastianello — ha contribuito a rendere il tutto credibile. E il film è stato vietato ai minori, proprio per eccessivo realismo». MILANO La frase chiave è «Dateci una mano». Una semplice grido d’aiuto in un mondo che va alla rovescia. La richiesta la fanno gli adulti e i bambini l’hanno raccolta al volo. Sono 770 delle scuole della provincia di Milano e di Monza Brianza: hanno partecipato alla nuova edizione di «Tifo Positivo», il progetto organizzato da Comunità nuova con il sostegno dalla Provincia di Milano, del Coni, dell’Inter e della Gazzetta. Sabato possono dimostrare che un altro tifo è possibile anche negli stadi di Serie A: in occasione di Inter–Atalanta occuperanno un intero settore del primo anello della stadio di San Siro, in tutto 1.300 posti. I bimbi assisteranno alla partita insieme a propri genitori: sarà il momento conclusivo di un progetto avviato nell’ottobre 2009 e dedicato alla memoria di Candido Cannavò, lo storico direttore della Gazzetta. In occasione della presentazione al centro Oberdan di Milano è intervenuto Don Gino Rigoldi, prete di frontiera e presidente di Comunità nuova: «Diamo la giusta misura alle cose: lo sport fa bene se ci sono regole, rispetto e collaborazione». C’era anche Ernesto Paolillo, a.d. dell’Inter, che ha guardato agli altri senza dimenticare casa sua: «Il gesto di Totti ai tifosi della Lazio e quello di Balotelli a San Siro sono esempi assolutamente negativi. Il tifo corretto è quello che ci fa crescere». I bambini l’hanno imparato: adesso devono insegnarlo ai grandi.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Daniele Berrone – www.calciomercatonews.com
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