TORINO – Il primo è un segno di discontinuità significativo, il secondo un tentativo di coerente traghettamento. Mancano gli annunci, ma molti indizi portano a credere che la doppia svolta in panchina è ormai imminente. A Torino, in realtà, stanno accadendo tante cose. E anche il via libera di ieri a Marotta, da parte del numero uno sampdoriano Garrone, è il segnale che i giochi per la guida manageriale del club bianconero sono ancora tutti da fare. E’ una questione di contrappesi interni e la candidatura dell’attuale a.d. blucerchiato è legata proprio all’ampiezza dei poteri a sua disposizione nel nuovo corso bianconero. Ma per avere chiarezza su questo fronte occorre attendere la fine del campionato. Invece per Benitez potrebbero esserci anche tempi più brevi. In sostanza s’aspetta che il tecnico spagnolo ottenga il via libera del Liverpool con cui è sotto contratto sino al 2014. Ma i discorsi sono andati troppo avanti negli ultimi tempi per pensare che la traballante proprietà dei Reds riesca a frenare le aspirazioni dell’allenatore che era stato uno degli più apprezzati rivali di Mourinho all’epoca della sua avventura in Premier League. E dire che un anno fa l’investitura dei debuttanti Ciro Ferrara e Leonardo (formatosi in casa Milan) era stata salutata con benevolenza da tutti. Anche sulla spinta della straordinaria stagione di Pep Guardiola a Barcellona, protagonista di una svolta epocale all’insegna dei giovani. E il nuovo corso bianconero e rossonero sembrava destinato a ricalcare quelle orme. Purtroppo non è andata secondo gli auspici. Il Milan ha iniziato il ricambio centrando l’obbiettivo minimo, ma la rosa ancora troppo vecchia non ha consentito il salto di qualità. E con un budget di mercato risicato sarà difficile colmare in fretta il gap. Tuttavia il rendimento della squadra ha sempre garantito la qualificazione in Champions League. Diciamo che il lavoro ancora da fare è impegnativo, ma non impossibile. Purtroppo in casa-Juve i bilanci sono ben più negativi. Gli ingenti investimenti della scorsa estate, dedicati al progetto di una rincorsa vincente sia in Italia che in Europa, ora rischiano di rivelarsi un boomerang. Ad esempio Benitez non sa che farsene di Felipe Melo e Diego e non sarà facile rivenderli ad un prezzo adeguato. Quindi la riconversione comporta un’ulteriore professione di fede. E stavolta senza sbandierare in giro troppi proclami.
Fonte: Gazzetta dello Sport.
Daniele Berrone – www.calciomercatonews.com
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