MILANO – Così opposti, “stilisticamente” parlando, quanto accomunati da un unico obiettivo, che però uno solo dei due riuscirà a raggiungere: la vittoria finale. Pep Guardiola e Josè Mourinho: uno spagnolo, dal cuore d’oro, sempre garbato coi cronisti e mai fuori posto nelle sue uscite. Guardiola, amato anche dai suoi avversari, che con i suoi gilet ha conquistato Barcellona e il mondo intero, divenendo un simbolo e un modello per i giovani allenatori. Anche nel nostro paese si è tentato di introdurre nuovi e giovani allenatori anche nei top team (Ferrara e Leonardo insegnano…) con risultati però non così soddisfacenti, come quelli raggiunti dall’allenatore del Barça.
Diametralmente opposto a Guardiola è Mourinho. O lo si ama o lo si odia, con il suo cappotto che ha fatto scuola e le sue uscite ficcanti. Se i tifosi nerazzurri lo amano e lo esaltano, gli avversari lo vorrebbero lontano il più possibile dall’Italia, mal sopportando i suoi tormentoni e le sue scenate in panchina. Tant’è, anche Josè da Setubal ha fatto scuola, riuscendo a dare un identità ad una squadra che in Europa non ne aveva una da tempo immemore e giungendo così a giocarsi una partita che come ha detto lui “tutti vorrebbero giocare“.
Ancora una volta sarà però il giudice dei giudici, il campo, a svelare chi dei due sarà lo stratega migliore.