MILANO – Bisognerà aspettare il 20 aprile, quando si terrà la nuova udienza del cosiddetto processo di Calciopoli, per sapere se sarà accolta la richiesta della difesa di Luciano Moggi di acquisire settantacinque intercettazioni lasciate nel cassetto dagli inquirenti e riguardanti pressioni sul mondo arbitrale esercitate da società di calcio scampate alla prima scossa di terremoto. La procura ha fatto sapere che non si opporrà, ed è probabile che in tal senso decideranno anche presidente e giudici a latere della Nona sezione penale del Tribunale di Napoli, collegio tutto al femminile chiamato a giudicare un universo tipicamente maschile. Tutto si può dire di Moggi tranne che sia uno stupido. Se anche lui punta sull’attrazione nazionale per il buco della serratura, è perché da quelle bobine uscirà buona musica per le sue orecchie. L’ex direttore generale della Juventus ha sempre negato di aver costruito e capeggiato una qualsivoglia associazione per delinquere volta alla frode sportiva, si è dipinto come una vittima costretta, per sopravvivere, ad adeguarsi a pratiche preesistenti, estese e consolidate. Insomma tutti e non soltanto i soliti noti sanzionati dalla giustizia sportiva avrebbero provato a fare piedino a designatori e arbitri. E se le loro avances non riuscivano, è perché non ci sapevano fare, non per bontà d’animo dunque ma per imperizia delle membra. Se le nuove registrazioni confermassero questa aria del tempo, l’impianto accusatorio nei confronti di Moggi e degli altri imputati ne uscirebbe ancora più fragile, più ampio sarebbe lo iato tra una giustizia sportiva che ha punito à la carte e una giustizia penale in grave imbarazzo.Si può capire che Moggi, ancora campione indiscusso della juventinità nazionale e vincente malgrado la sconfessione bon ton da parte della società torinese, abbia ancora il dente avvelenato con chi si è cucito uno scudetto sulla maglia senza meriti acquisiti sul campo, con chi ha fatto ottimi affari con giocatori in svendita e con un presidente che è pure riuscito a rafforzare la sua immagine di austero moralizzatore. Forse dire che tutti furono colpevoli porterà a concludere che nessuno fu colpevole. Ma gli effetti collaterali sarebbero lo stesso devastanti. I presidenti di club, tutti, porteranno il peso di una certa bassezza, gli arbitri dovranno fare salti mortali per fare dimenticare la vocazione a curvare la schiena. E la Fgci e la Lega per ricostruire un barlume di autorevolezza. Un peccato di lobbing sfrenato o anche se si vuole di cupola sarebbe in fondo veniale di fronte al disvelamento di uno spettacolo di inciviltà, generalizzata e assoluta.
fonte: Il Foglio
La Redazione di Calciomercatonews.com
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