MILANO – Ecco l’ultimo editoriale del noto giornalista sportivo Mediaset, Paolo Ziliani, pubblicato sul suo blog ufficiale. Tema, neanche a dirlo, Calciopoli e lo Scudetto del 2006.
Diciamolo: se la Juve fosse in corsa per lo scudetto o la Champions League e i suoi dirigenti non avessero quindi il problema di placare una tifoseria livida ed esasperata – ormai da tempo in aperta, totale contestazione -, il castello di Calciopoli-2 non esisterebbe; e il dibattersi di Moggi nelle aule dei tribunali susciterebbe al massimo tenerezza. Ma così non è. La Juve va malissimo, dopo aver perso tutto (scudetto, Champions, Coppa Italia, Europa League) sta disperatamente provando a rincorrere il 4° posto valido per i preliminari-Champions e a 5 giornate dalla fine deve recuperare 4 punti (3 + 1 per lo svantaggio nei confronti diretti) al Palermo e 2 (3 – 1, vantaggio) alla Sampdoria. Detto che il prossimo turno non promette per la banda-Zaccheroni nulla di buono (si giocano Inter-Juventus, Cagliari-Palermo e Sampdoria-Milan e il distacco dal 4° posto a naso potrebbe aumentare), si capisce come per il tifoso juventino scoprire che Moratti – destinatario dello “scudetto degli onesti” – s’intrattenesse lui pure, amabilmente, al telefono con Bergamo, abbia aggiunto rabbia a rabbia. Da una settimana, l’Italia bianconera si ribella e urla e strepita: “Ridateci i 2 scudetti”, “Togliete all’Inter lo scudetto di cartone”, “Mandate l’Inter in serie B”. A complicare le cose c’è poi la totale confusione in cui si dibatte il management juventino. Le ultime parole famose pronunciate in autunno da Nostradamus-Blanc (“Se vinceremo lo scudetto, metteremo sulle maglia la 3^ stella: perché i nostri scudetti non sono 27, sono 29”), sono lì a dimostrarlo.
Il problema principale di questa “Calciopoli-2” è che i dirigenti della Juve non riescono proprio a mettersi d’accordo con se stessi: è dall’estate del 2006 che pensano una cosa e ne dicono un’altra (o viceversa). Quando il presidente della Caf, Ruperto, nel primo processo alla Caf chiese alla difesa: “Qual è secondo voi la pena giusta da infliggere alla Juventus?”, l’avvocato Zaccone rispose: “La pena accettabile sarebbe la serie B con punti di penalizzazione”. Per la cronaca, Palazzi aveva chiesto che la Juve si ripresentasse ai nastri di partenza in un campionato non superiore alla C1. Quando di lì a poco, il 31 agosto, la Juve fece marcia indietro e annunciò che non avrebbe fatto il tanto minacciato ricorso al Tar del Lazio – ottenendo in cambio la riduzione dei punti di penalizzazione da 17 a 9 -, Cobolli Gigli spiegò solennemente: “Abbiamo accettato il verdetto della giustizia sportiva. L’abbiamo accettato dopo un arbitrato che è una pietra tombale sulla questione”. Scudetti tolti compresi, dunque. Quando l’avvocato Zaccone, nell’assemblea dell’ottobre 2006, venne duramente attaccato dai soci per l’iniziativa che ancora nessuno gli perdona – e cioè aver chiesto per la Juve la serie B con penalizzazione -, venne difeso a spada tratta da Boniperti, presidente di ieri, e da Cobolli Gigli, presidente in carica. “La verità è che dobbiamo dire grazie a Zaccone – s’infiammò Cobolli – perché ha scongiurato il fallimento della Juventus. C’era il rischio della serie C e questo ci avrebbe costretto a portare i libri in tribunale”.
Ancora: quando i tifosi, oggi, chiedono che Moratti e l’Inter vengano sanzionati con la stessa durezza mostrata per Moggi, Giraudo e la Juventus, nella foga dimenticano alcuni piccoli particolari; che Giraudo – ai tempi amministratore delegato della Juventus – è stato condannato a 3 anni di reclusione per “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva” assieme al presidente degli arbitri Lanese e a due arbitri di prima fascia, Pieri e Dondarini, pena ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato; dimenticano che Moggi, che non avendo chiesto il rito abbreviato è tecnicamente in attesa di giudizio, ha ricevuto una condanna a 1 anno e 6 mesi anche nel cosiddetto processo-Gea, per violenza privata contro 4 giocatori; dimenticano che i due massimi dirigenti juventini avevano la simpatica usanza di comunicare con arbitri, designatori e dirigenti arbitrali con schede telefoniche segrete, acquistate e distribuite ai prodi “boy-scouts” dallo stesso Moggi: dimenticano che Moratti, fino a prova contraria, non ha mai fatto griglie arbitrali (al massimo grigliate di pesce a Forte dei Marmi) e in pasticci così indecorosi non si è mai ficcato. E insomma, un conto è parcheggiare l’auto in divieto di sosta, un conto è correre a 200 all’ora in autostrada contromano facendo strage d’innocenti nella convinzione che nessuno, tanto, verrà mai a fermarti o a ritirarti la patente. Convinzione per fortuna errata.
Ricordato che l’unico, indiscutibile elemento che emerge dalle nuove (?) intercettazioni rese note è l’incredibile faccia tosta dei designatori Bergamo e Pairetto, due personaggi che non conoscono la vergogna, resta da dire che la decisione di assegnare lo scudetto 2005-2006 all’Inter non fu, questa sì, una buona idea. Perché l’Inter usciva dal patteggiamento-Oriali dopo la storiaccia del passaporto finto di Recoba ed era nel mirino, per irregolarità di bilancio, di un’inchiesta condotta da 4 Procure che interessava, tra gli altri, anche Milan e Roma. Insomma: se davvero era così importante che lo “scudetto degli onesti” venisse assegnato a un soggetto di specchiata lealtà, non potendolo assegnare alla Juventus – ma nemmeno a Milan, Roma e alla stessa Inter – per esclusione successiva lo scudetto avrebbe dovuto essere assegnato al Chievo: che con i suoi 54 punti, meritatamente e onestamente conquistati, era da considerarsi a tutti gli effetti il club 1° in classifica in quel bordello di campionato che fu il campionato 2005-2006.
Noi l’avevamo scritto in tempi non sospetti: “Diamo al Chievo lo scudetto degli onesti”. Sarebbe stato bello e istruttivo. Ebbene: siccome il tempo di rimediare c’è ancora, perché la prescrizione – sullo “scudetto di cartone” – non è scattata, sarebbe il caso che il Palazzo si desse una mossa. La nuova Calciopoli è una bufala, ma quello scudetto regalato all’Inter è un’ingiustizia.
Diamo al Chievo lo scudetto 2005-2006. Perché è giusto. E perché sarebbe una lezione ai prepotenti del pallone. A futura memoria.
Fonte: paoloziliani.com
La Redazione di Calciomercatonews.com