BOLOGNA – Sembra una storia sepolta, ma c’è voluto il fantasma di Calciopoli per ridarle corpo. Non solo una provocazione, in una città e da una società che dalla Juve e da Calciopoli si è sentita defraudata. La vicenda che si materializza oggi è datata 1927 ma può tornare d’attualità: «Visto che tutti chiedono tutto, anche in situazioni che sembrano le più conclamate – afferma Baraldi, dg rossoblù
Il Bologna avrebbe qualcosa da chiedere, con piena legittimità. Sto studiando e lo farò con i nostri avvocati, la possibilità di chiedere la revisione della mancata assegnazione dello scudetto del 1927, quello revocato al Torino per un noto fatto di corruzione. E non assegnato alla squadra arrivata seconda, il Bologna ».
C’è un fatto nuovo. «Abbiamo notato, proprio sfogliando il supplemento del Corriere dello Sport-Stadio del Centenario del Bologna, pubblicato nell’autunno scorso, un autorevolissimo intervento dell’avvocato Cantamessa, un mostro sacro del diritto sportivo. Cantamessa, nipote del presidente federale in carica nel 1927, Leandro Arpinati, bolognese e tifoso del Bologna, spiega perchè non venne assegnato il titolo alla società rossoblù. “La verità personale – cito testualmente – è che (Arpinati) non se la sentì, tenuto conto della posizione in cui si trovava di piegare il silenzio normativo in una certa direzione”». Incalza Baraldi: «Visto che si chiede ogni cosa, il Bologna si sente legittimato a chiedere che quel silenzio normativo venga di nuovo interpretato. Allora la decisione venne piegata a un nobilissimo anche se personale motivo: Arpinati voleva restare credibile come uomo delle istituzioni, voleva apparire uomo di calcio e non tifoso. E quindi non diede il titolo al Bologna. Ora si è svelato questo nobilissimo pudore. Quando viene sanzionato per illecito il vincitore della medaglia d’oro, il titolo va a chi si è classificato secondo. In questo caso il Bologna».
La vicenda del 1927 è nota: un giornalista del “Tifone” intercettò una violenta discussione fra due uomini in albergo a Torino, uno dei quali era lo juventino Allemandi che reclamava il mancato pagamento di una somma di denaro destinata ad aggiustare la gara fra Torino e Juve vinta dai granata. Le indagini dimostrarono che in effetti un dirigente del Torino (reo confesso) organizzò la combine. Allemandi venne squalificato e lo scudetto del Torino fu revocato. Ma non venne assegnato alla seconda classificata, il Bologna.
Fonte: Corriere dello Sport
Daniele Berrone – www.calciomercatonews.com
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